La Roma batte la Cremonese per 1-3 e conferma il primo posto in classifica. Di seguito le pagelle della partita a cura di Stefano Petrucci.
SVILAR 7
La certezza di sempre. Quando serve, lui c’è. Abbassa la saracinesca sul muso di Bonazzoli al primo lampo della Cremonese, sullo 0 a 0, e si ripete più tardi su Vandeputte, proteggendo il vantaggio romanista. Poi guarda o quasi, fino alla zuccata vincente di Folino, su calcio d’angolo, quando ormai non conta più.
Mancini 7
Spartisce soprattutto con N’Dicka, prima a destra poi a sinistra, il non semplice controllo delle movenze tuttora più che decorose di Jamie Vardy, 39 anni tra due mesi, ma ancora qualche giocata da vecchio bucaniere dell’area di rigore. Nel cuore della difesa meno battuta d’Europa c’è perennemente la ferocia della sua concentrazione.
N’Dicka 6,5
Leggere sbavature, quando gli uomini di Nicola lo puntano nello spazio (e finché Ziolkowski non gli offre la partnership ideale) e probabilmente anche sull’angolo che porta la Cremonese a segnare il gol della bandiera, dentro una partita comunque solida, fatta anche di qualche rilancio di qualità.
Ziolkowski 5
Non è felice per il polacco l’esordio da titolare in Serie A, dopo 64 minuti messi insieme in quattro partite, più la serataccia di coppa contro il Viktoria Plzen. La sua prova non è un disastro totale come in quella disgraziata circostanza, ma il movimento del mestierante Bonazzoli basta e avanza a imporre a lui e alla Roma un pomeriggio complicato. Dopo l’intervallo, Gasp preferisce escluderlo dal match.
El Aynaoui 6,5
(dal 1’ s.t. per Ziolkowski). Va in mediana ad affiancare Koné previo arretramento di Cristante in difesa. E non molla un palmo di terreno, rinforzando la trincea a difesa dell’onesto forcing cremonese e, soprattutto, verticalizzando in direzione di Audero ogni volta che le trame-apriscatole di Gasperini spalancano un varco utile ad affondare i colpi.
Celik 6,5
Ribattezzato esterno a tutta fascia come ai tempi del Lille edizione 2020-2021, parte sfidando sulla sua banda Floriani, poi Barbieri, quindi Pezzella o chi capita. Tratta tutti democraticamente allo stesso modo, lasciando pochi spazi e proponendosi appena può in attacco: più nel primo che nel secondo tempo, quando resta basso a raddoppiare a favore di Cristante. L’assist per Pellegrini, ancora sull’1 a 0, la sua proiezione più brillante.
Cristante 7
Presto, chissà, potremmo vederlo qualche minuto al posto di Svilar. Oggi, intanto, è stato regista, incursore, difensore centrale. Sempre con la stessa inarrivabile forza dei nervi distesi. Se nel primi 45 emerge a testa alta dal lungo faccia a faccia con l’energumeno Bondo, perno centrale di Nicola, non perde efficacia nella ripresa, quando l’articolata rivoluzione difensiva decisa da Gasp lo propone addirittura centrale di destra, con N’Dicka al centro e Mancini a sinistra. Si presenta con una chiusura di tacco nel cuore dell’area, tanto per gradire, e continua a macinare gioco senza soste.
Koné 7,5
Un tornado cui manca ormai solo qualche gol per affermare una potenza devastante. Spezza il gioco avversario e rilancia ovunque, facendo esplodere la sua corsa impetuosa appena intravede un varco. È lui a servire a Soulé la palla che l’argentino trasforma nella saetta che scardina la sfida sul campo, dove sino a ieri era passata solo la Juventus, e di misura. In un paio di occasioni, lanciato in attacco come una slavina, è fermato impunemente da Bianchini e soci in cooperativa con lo sfasciacarrozze vestito da arbitro.
Wesley 8
Nicola prova a ingabbiarne la corsa, e pare riuscirci soprattutto quando sulla sua banda mancina passa Floriani (che non è male, doppio cognome a parte). Ma poi la musica cambia, eccome. Alla ripresa, riecco la freccia che Gasperini ha voluto a ogni costo al suo arco. Gi altri corrono, lui schizza via nel traffico in sella al motorino. Il sigillo a una prova incontenibile arriva al minuto 69 col tocco brasilero doc del 3-0 che chiude i giochi, in cima alla percussione innescata dal bel tocco profondo di El Shaarawy.
Tsimikas s.v.
(dal 35 s.t. per Wesley). Fa tirare il fiato al Kawasaki brasiliano. E sull’amato out mancino sembra finalmente riproporre qualche spunto vicino ai giorni felici di Anfield Road.
Soulé 8
Fulmina Audero dalla sua mattonella per l’1 a 0 al minuto 17, una manciata di secondi dopo il brivido imposto a Svilar dal tandem Vardy-Bonazzoli. È la perla di un pomeriggio vissuto da mattatore, sempre nel vivo del gioco, sempre in movimento, instancabilmente alla ricerca della soluzione vincente. È sempre lui l’antidoto al mal di gol romanista, il cannoniere assoluto (4 gol) della squadra con troppi falsi 9 ma, per fortuna, con un allenatore che, dati alla mano, vale un bomber alla Batistuta.
Pisilli s.v.
(dal 40’ s.t. per Soulé). Gasp regala qualche minuto di meritata passerella al ragazzo che, prima o poi, troverà lo spazio per affermare il suo talento.
Pellegrini 6
Qualche sprazzo, in un pomeriggio intermittente, segnato più dalla buona volontà che dalla determinazione. Il possibile 2-0 gli viene negato prima dal Var alla mezz’ora, per fuorigioco, e nove minuti dopo da Audero e dall’overdose di mollezza della sua volée di destro, sul pallone di Celik che chiederebbe solo di essere sbattuto in rete.
El Shaarawy 6,5
(dal 15’ s.t. per Pellegrini). Felice come sempre quando subentra, si muove con intelligenza tra le linee, a tratti ala, più spesso mezzapunta classica. Sua la bella giocata che scatenala corsa di Wesley verso il 3-0.
Baldanzi 6,5
170 centimetri di cocciuta, rabbiosa applicazione. Alzi la mano chi due mesi fa se lo sarebbe aspettato titolare là davanti, alla 12° giornata, in una partita da vincere e in mezzo a difensori alti come Golia. La realtà dice però che, finalmente, al minuto 26 lo si vede scagliare contro Audero il sinistro da attaccante vero che innesca il raddoppio di Pellegrini, cancellato dal Var per fuorigioco. E che, prima e dopo, non perde occasione per impegnare il wrestler Baschirotto con la generosità dei suoi guizzi da folletto.
FERGUSON 6,5
(dal 15’ s.t. per Baldanzi). Restituisce centimetri e chili all’attacco romanista quando Baldanzi va in deficit di fiato. Quattro minuti ed eccolo firmare il 2-0 – alleluia – col destro che fa esplodere da centro area, dopo un controllo perfetto, come quando, poco più che diciottenne, valeva 100 milioni di euro. Un’autentica liberazione, per la Roma tartassata sin lì più da Ayroldi che da Nicola, e per questo ventunenne a secco in campionato da oltre un anno. Potrebbe regalarsi persino il bis nel finale, ma sbaglia lo scavino su Audero e poi segna quando è scivolato in fuorigioco.
Gasperini 8
Spreme il vino dalle rape, scavando risorse ovunque, reinventando ruoli e moduli, creando attaccanti dove proprio non sembrerebbero essercene, ridisegnando la squadra in corsa con genialità imbarazzante. Peccato che l’ennesima giornata di straordinarie intuizioni venga avvelenata da Giovanni Ayroldi da Molfetta, che sa essere peggio della grandine in tempo di vendemmia. Un’espulsione che gli costa l’addio alla panchina per Roma-Napoli. Ma intanto può godersi il primato in classifica, alla guida della creatura che sta plasmando da vero fuoriclasse.
Arbitro: Ayroldi 4
Celeberrimo complicatore di affari (e di partite) semplici, stavolta riesce a superare sé stesso. Prova ad inventare un rigore ridicolo allo scadere del primo tempo, per una respinta di Mancini col braccio incollato al corpo. Al Var persino Abisso, ed è tutto dire, si accorge della super minchiata. Poco prima non vede un intervento da giallo di Terracciano su Wesley che porta all’ammonizione di Cristante per proteste più che comprensibili. Non contento, chiude alla grande in collaborazione con lo stordito quarto uomo Crezzini, cacciando Gasperini esasperato dai suoi continui fischi per fiaschi. Arbitro suo padre, arbitro suo zio, arbitro lui: qualcuno ci libererà dalla genia degli Ayroldi?
