Ai nostri microfoni è intervenuto Alberto Di Chiara, ex calciatore di Roma e Parma per parlare della partita di stasera, che vedrà proprio i giallorossi affrontare i crociati. Di seguito le sue parole:
Un parere su questo campionato?
Una diagnosi a questo campionato dopo solo 8 giornate è difficile. Si evince fin qui che il campionato non abbia un padrone. C’è un livellamento generale un po’ al ribasso. Livello tecnico non altissimo, e ci sono situazioni che stanno emergendo. Allegri ha fatto sì che il Milan sia in posizione privilegiata, ad esempio. Gasperini deve cercare di trovare la chiave ed è aiutato anche dai risultati. L’Inter di Chivu è messa meglio sulla carta, ma a livello di classifica non sta andando a gonfie vele. Tutto è in fase di rodaggio, ma qualcuna può rimanere ferma al palo.
Su Artem Dovbyk.
Non è solo un fattore tecnico ma anche psicologico. Insieme al tecnico deve trovare tranquillità. Ha delle qualità che deve mettere in mostra. Penso sia soprattutto un discorso mentale, potrebbero aiutarlo i risultati che ottiene sul campo la Roma: anche il singolo può ritrovarsi. Non parliamo di un fenomeno poi, sia chiaro.
L’ambiente condiziona le prestazioni di una squadra?
Fino a un certo punto. Un giovane può soffrire, ma un professionista deve calarsi nelle situazioni, di conseguenza credo sia importante riuscire a trovare un equilibrio. È il risultato che ti aiuta a far valere le tue idee.
Su Gasperini.
Cerca di dare un ritmo fisico alle sue squadre. La preparazione è importantissima, il calcio non è solo corsa ma come corri. Questione di gestione. Serve sfruttare al massimo le caratteristiche dei calciatori che hai a disposizione, sfruttandone la tecnica di base. Il resto è atteggiamento, e Gasperini ha personalità. I risultati ti danno credibilità.
Sul Parma di Cuesta.
Una scelta coraggiosa, azzardata. Non ci sono riscontri pratici di gestione di squadre importanti per lui. Sono valutazioni che si fanno senza conoscere risultati sul campo. Ai miei tempi Arrigo Sacchi venne scelto per il rilancio del Milan, ma aveva fatto esperienza in Serie B e in Serie C, soprattutto da inizio stagione. In questo caso saranno i risultati a dare torto o ragione a questa scelta.
In Serie A il livello si è abbassato a causa di quale fattore?
Come mai all’estero si può esordire da giovanissimi e in Italia no?
Io ho esordito nella Roma a 16 anni, era il 1981. Liedholm poteva permettersi di schierare un ragazzo: non è questione di età ma di essere pronti. Il calcio è andato avanti in termini di tecnologia e dal punto di vista medico, ma il livello tecnico si è abbassato nettamente. Se non hai tecnica è inutile correre. Ha ragione Ancelotti ad affidarsi ai singoli. Sacchi e Guardiola hanno inventato, altri hanno copiato.
C’è una moda legata al non esultare alla propria ex squadra. Quando hai segnato alla Roma hai pensato quasi di chiedere scusa?
Quando mi incontrano mi apostrofano ancora per quel gol. Non ho esultato perché c’era un silenzio di tomba. Io feci l’1-1.
Come avvenne la metamorfosi da attaccante a esterno?
Con Lazzaroni allenatore a Firenze. Faceva il 3-5-2, io ero un uomo già di fascia, mi spostò a fare il numero 3 da esterno. Ero un’ala con tecnica da attaccante prestato al gioco a tutta fascia. Fu la mia fortuna anche a Parma di lì in avanti.
Stasera il risultato è scontato?
Non c’è nulla di scontato. Stiamo vivendo un campionato in cui non ci sono più talenti che ti risolvono la partita. La Roma è favorita, ma serve che tutti giochino al massimo per portare a casa il risultato.
