C’è un momento nel quale la rivoluzione si materializza, senza nemmeno accorgersene. All’improvviso come un’onda anomala che spazza via tutto quello che trova. Ecco, forse il paragone è un po’ ardito, ma allacciatevi le cinture o perlomeno fate un passo indietro per evitare che l’acqua vi travolga, scrive Il Messaggero. Perché quello che doveva essere un mercato di transizione a Trigoria, in previsione di un giugno da cuor forti con l’estremo atto del Settlement Agreement sul piatto, rischia di trasformarsi in un grande rinnovamento. Due i motivi:
1) L’occasione è ghiotta e mai come quest’anno fallire la Champions sarebbe un colpo difficile da assorbire che tra l’altro si porterebbe dietro il rischio di perdere a giugno almeno due big
2) Dai tempi di Mourinho, la Roma non aveva un martello come Gasperini. Che non fa differenze tra il pubblico e il privato: dice quello che pensa, senza filtri. Tolto Soulé, tutto l’attacco giallorosso è sul mercato. Chi si presenta, paga (almeno lo stipendio), e si porta via il calciatore.
Prima però di far sbarcare Zirkzee, Raspadori e uno tra Lucca e Beto, bisogna fare spazio. I tre in scadenza, dovrebbero restare fino a giugno, soprattutto se De Rossi non convincerà il El Shaarawy a salutare con 6 mesi di anticipo. Dybala, con il figlio in arrivo, a gennaio non si muove e Pellegrini ha deciso di concludere la stagione a Roma, convinto in cuor suo che ci sia ancora un piccolo margine per rinnovare, soprattutto se fosse l’allenatore a esporsi per lui. Per Baldanzi c’è solo l’imbarazzo della scelta. Dovbyk, invece, è un dilemma: torna da un infortunio, non aveva un gran mercato in estate, figuriamoci ora. L’ipotesi di uno scambio di prestiti con il Napoli per Lucca è un’idea dell’agente Riso che aveva provato un’operazione analoga con il Milan per Gimenez. Se per Zikzee appare scontato, per Raspadori la Roma sta provando ad inserire un’opzione condizionata alla qualificazione in Champions e alle prestazioni del calciatore (gol e presenze).
