Gabrile Gravina, numero 1 del calcio italiano, è il grande bersaglio dell’appassionato dopo ogni fallimento, piccolo o grande che sia. Al Corriere dello Sport ha rilasciato un’intervista, parlando soprattutto di questo momento del nostro calcio con uno sguardo al playoff.
Il rischio di non qualificarci a un altro Mondiale c’è.
“E perché mai? A marzo non manca molto e dopo l’inverno c’è sempre la primavera”.
Dal 2002, a parte i trionfi del 2006 e del 2021, abbiamo rimediato solo figuracce.
“Posso fare una domanda? Le cause voi le avete individuate?”
Le elenchiamo da decenni. Alcune sembrano evidenti: i giovani non giocano, gli stranieri sono sempre di più, gli investimenti nei vivai sono un miraggio e le proprietà estere hanno colonizzato il nostro calcio mettendo un impegno emotivo e poco limitato.
“I soldi li mettono, però. Per me le cause sono altre”.
Quali?
“Metodologia sbagliata. La FIGC non può imporre certe cose ma solo sensibilizzare”.
Ci si chiede come avere una Nazionale competitiva senza italiani in campo.
“Ne abbiamo solo 97 selezionabili su 20 squadre di Serie A. Impossibile è però limitare il numero di stranieri comunitari. Puntare sugli italiani deve essere una vocazione naturale”.
Le società di Serie A sono antagoniste della Nazionale?
“Lo sono ma involontariamente. Ognuno guarda al proprio tornaconto”.
Se andasse male il playoff farebbe un passo indietro?
“Farei una valutazione personale ma se pensiamo che quando c’è un risultato negativo bisogna cambiare presidente, commettiamo un altro errore”.
Gattuso chi l’ha scelto, lei o Buffon?
“A marzo 2025 avevamo già contattato Rino per l’Under 21. Avremmo voluto a bordo anche Baldini. Quando c’è stata l’occasione, li abbiamo chiamati entrambi”.
Mancini si era proposto per tornare?
“Sì, aveva dato la sua ampia disponibilità”.
Spalletti andava esonerato prima di Norvegia-Italia?
“Non lo avrei mandato via neanche dopo”.
